“Gesù Cristo è tuo amico. Gesù Cristo è tuo amico.”
Fino da quando avevo pochi anni Suor Manuela mi aveva sempre ripetuto questa frase. Io ero orgoglioso e felice di questa amicizia, anche se ogni tanto mi veniva un dubbio. Gli amici ogni tanto si incontrano, altrimenti che amici sono? Io invece Gesù Cristo non lo vedevo mai dal vivo, neanche su fb o su wa, insomma, proprio niente.
Eppure ogni mercoledì Suor Manuela continuava a ripetermi che “Gesù è tuo amico, il tuo miglior amico.” Avevo letto molto di lui, anche grazie a mia zia. Ogni volta che la incontravo, infatti, mi regalava un libretto delle Edizioni Paoline, una casa editrice di Chiesa, che narrava la vita di qualche Santo o Martire che, durante la propria vita, inesorabilmente, a un certo punto, incontrava Gesù Cristo che diventava suo amico, il suo miglior amico.
Quindi, preparato da Suor Manuela e da mia zia, non mi meravigliai affatto quando sentii bussare alla porta della mia stanzetta e dire “Salve, sono Gesù Cristo.”
“L’aspettavo, si vuole sedere?” Gli chiesi.
“Diamoci del tu.” Mi disse e si sedette sul mio letto.
La sua dichiarazione di amicizia non mi rese troppo orgoglioso, però, visto che Gesù Cristo ha l’amicizia facile, visto che è amico di tutti.
“Sai chi sono?” Mi chiese.
“Certo.” Risposi. “Di te conosco vita, morte e miracoli.” Mi venne una battuta facile, ma lui rise, per educazione probabilmente.
“Ti va se diventiamo amici?” Mi propose.
“Pensavo fossimo già amici.” Replicai.
“Vabbè, stai a guardà il capello.” Mi disse. Non sapevo che a Gesù Cristo, quando veniva contraddetto, scappava qualche parola in romanesco.
Fui io a cercare una via conciliativa. “Hai ragione, prima eravamo amici e basta, ora siamo amici perché ci siamo conosciuti di persona.”
“Quello intendevo.” Rispose lui ancora un po’ piccato.
Comunque, a parte le polemiche, diventammo amici anche dal vivo.
La prima cosa che chiedevo quando uno diventava mio nuovo amico era -di che squadra sei?- ma in quel caso evitai, non mi pareva un tipo da stadio.
Visto che aspiravo alla gloria di alunno modello mi venne spontaneo chiedergli quale materia di studio preferisse. Scoprii così che aveva frequentato scuole tutte sue, molto diverse dalle mie. Aveva studiato la Torah. La Torah è un libro senza punteggiatura, perché uno la Torah la deve conoscere a memoria, e solo se si scorda qualcosa può consultarla. Prima dei libri come la Torah non c’era la scrittura e ci si ricordava tutto a memoria. Poi qualcuno, i fenici dicono, inventò la scrittura per aiutare a ricordare. E quella fu la prima memoria esterna, come i cellulari per i numeri telefonici, il navigatore per le strade, i computer per tutto il resto. Solo dopo i libri come la Torah, che aiutavano a ricordare, ci furono quelli con la punteggiatura, perché la memoria si usava sempre meno. Pensate, -sì, parlo con voi-, che, all’inizio, chi possedeva dieci libri era considerato un ricco, ora un ignorante. Anche questa cosa della scrittura me l’ha insegnata Suor Manuela e io la ripeto sempre per fare bella figura.
Così feci bella figura con Gesù Cristo che, invece, del mio programma di educazione tecnica conosceva ben poco.
Gli chiesi quando era nato. Mi venne spontaneo, lo sapevo bene che era nato il 25 dicembre dell’Anno Zero ma mi venne spontaneo. Non mi rimproverate, succede a tutti che uno ogni tanto dica una cosa a sproposito. “Sono nato nel 2003 P.G., il 2003 Prima di Giovanni.” Mi rispose con modestia.
Probabilmente gli sembrava esagerato che il tempo si contasse dalla sua nascita e lo dirottò sulla mia.
Il giorno dopo, in classe, dissi che avevo bisogno di un posto accanto a me per il mio nuovo amico, ma la maestra sembrò non capire, così Gesù Cristo dovette rimanere tutta la lezione in piedi. Solo nei giorni successivi finalmente ebbi un banco in cui stare tutti e due. Anzi quando la maestra faceva l’appello dopo -Gatti- iniziò a chiamare -Gesù Cristo-. Non era necessario che rispondesse -presente- perché -Gesù Cristo è sempre presente- diceva la maestra.
Visto che le materie scolastiche non lo interessavano tanto, per approfondire la nostra amicizia dirottai sui giochi. Ma scoprii presto che a pallone era deboluccio, che a Uno non sapeva giocare -strano proprio lui-, e che alla Playstation, poi, era un disastro. Gli spiegai che scopo del gioco era fare fuori più avversari possibili facendoli saltare in aria, sbudellandoli e cose del genere ma lui disse -non uccidere- e fece 0 punti 0, che neanche Armandino che è veramente una sega fa così poco.
Decisi allora di fargli conoscere i miei amici ma mi accorsi immediatamente che loro non lo vedevano. “Ma se Gesù Cristo è amico di tutti, perché gli altri non lo vedono.” -Che stupido che sono- pensai, è il discorso dell’amicizia in astratto e dell’amicizia in concreto. Con i miei amici non si era ancora presentato personalmente e quindi ancora non potevano vederlo.
Farlo conoscere ai miei genitori mi parve impraticabile. Appena accennai a questa nuova amicizia strabuzzarono gli occhi. Eppure erano loro che da anni mi mandavano da Suor Manuela per le lezioni di catechismo e da mia zia per avere quei preziosi libretti delle Edizioni Paoline. Quindi perché ora si meravigliavano? Ma i genitori sono così, ti dicono che devi studiare una cosa e poi ne fanno un’altra.
Niente da fare, quest’amicizia non decollava. Non c’era niente che ci unisse. Non faceva collezione di figurine, non sapeva niente di I-Phone e Tablet, non ascoltava musica.
Poi mi diceva cose che non capivo. Che era molto più importante la propria crescita spirituale rispetto all’accumulo di beni materiali. Che avrei dovuto aiutare gli altri a scuola e non preoccuparmi di ottenere i voti più alti solo per me. Che, soprattutto, alla Playstation, non potevo uccidere nessuno perché -questi sono giochi che incrudeliscono e fanno apparire normale uccidere gli altri-.
Mi faceva sempre discorsi di questo tipo, a scuola seduto nel banco, a casa mentre studiavo, al parco mentre giocavo, insomma, ovunque. La decisione maturava già da qualche giorno, così mi venne facile fargli un discorso che faceva su per giù così. -Senti Gesù Cristo, ti ringrazio per questa amicizia ma, davvero, mi sembra che non abbiamo molto in comune, quindi, se sei d’accordo, tornerei a quella bella amicizia in astratto che abbiamo coltivato per anni.- Lui mi guardò e, senza insistere se ne andò.
So che apparve ad Armandino, mentre giocava alla Playstation. Iniziò a parlargli, gli fece il discorso dell’amicizia in concreto, gli disse della violenza nei giochi elettronici. Armandino, che nessuno riusciva a colpire col suo joystick, lo puntò verso Gesù Cristo e sparò, colpendolo.
Da quello che so non è apparso a nessun altro amico. Non credo sia morto, magari si è solo arreso.
FINE